Sàndu Jàculu

Un balcone naturale sulla valle. Il toponimo probabilmente risale all'epoca bizantina

allorché la località era sede di una laura dedicata a S. Giacomo dai monaci che abitavano le grotte sottostanti.

Questo rione si affaccia sul ciglio roccioso del burrone della ‘Castagnara’ con in primo piano la collina ‘Sarre’ e sullo sfondo le montagne di Aieta e Aieta stessa.

E’ costituito da una piazzetta e dalla via, con percorso a ‘V’, che da la ‘Stréata’ porta verso ‘Mballatùrru’. Si collega, da una parte a ‘ la Casalavécchia’ , porta d’ingresso per chi viene dal Carro, e dall’altra a ’ la  Viagrànni’ che la congiunge a ‘Mballatùrru’.

Nella parte mediana vi confluiscono vico Garibaldi II e vico Garibaldi I o ‘Purtùni’, che fungono anche da scorciatoie pedonali.

La discesa, o salita secondo i punti di vista, di ‘Sàndu Jàculu’, per la forte pendenza, sia quando era ricoperta con un selciato, sia quando lo era da lastroni di cemento, era luogo di spettacolo delle disgrazie altrui ogni sera quando si ritiravano dalla campagna teorie di asini stracarichi. Capitava spesso che qualcuno di essi scivolasse e cadesse sotto la soma, tra la disperazione del padrone, che ne temeva la rottura delle zampe, e il daffare delle persone accorse per dare una mano per risollevare la bestia, un’impresa non facile.

In alcune occasioni dell’anno, era il passaggio obbligato di gruppi di pellegrini di montanari, nei loro variopinti costumi, diretti alla ‘Madonna del Monte’ o di armenti di animali, ovini o bovini, condotti alla fiera di Praia.

Michelangelo Pucci
 
 

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