Dimbrischéa'

Dal latino refrigerium = pratica di offrire a parenti ed amici, in onore del defunto, un pasto, al quale egli partecipava non solo idealmente, ma anche materialmente, in quanto le porzioni a lui destinate erano deposte sulla sua tomba; nei mausolei l’esterno comunicava direttamente con la cella funeraria per mezzo di un canale verticale nel quale veniva gettata la parte del pasto e delle libagioni che gli era riservata.
Dal paganesimo la pratica del refrigerium passò al cristianesimo, con le dovute modifiche e adattamenti al nuovo concetto dell’oltretomba. Non più un convivio, ma la distribuzione ai poveri di prodotti alimentari come opere di bene per il suffragio del defunto che ne beneficiava con la temporanea sospensione o con l’accorciamento della pena temporale delle fiamme del purgatorio.
E così dal significato proprio di rinfrescarsi dall’afa estiva: es. il passante, transitando di sera davanti al gruppo delle comari sedute sui gradini delle scale, esclamava: vi dimbriscàzi! e il gruppo in risposta: ni dimbrischéamu!;
si passa al significato traslato di alleviare le pene delle anime dei morti: es. il mendicante, fermo sul vano della porta dell’abbiente, esclamava: dimbriscàri l’ànimi di li mùorti! ricevuta l’elemosina si accommiatava con la frase: sìja dimbrischéata l’ànima di la bon’anima di zù Frangìscu! (padre della padrona di casa).

Michelangelo Pucci
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