Concetto e definizione di 'Scienza'

 
Il concetto, la definizione di Scienza e la formulazione della sua identità è il risultato della riflessione secolare di filosofi e scienziati, a cominciare da Aristotele che la definiva filosofia della natura e la fondava su elementi teorici supportati dall’osservazione sensoriale, proseguendo con Galilei e Newton che ne hanno teorizzato i criteri, fino, saltando tutti gli altri, a Kant che ne ha definito l’orizzonte comprendente i fenomeni sensoriali ordinati in forme a priori, per arrivare, saltando ancora tanti altri, ad uno degli ultimi, Stephen Hawking che ribadisce i criteri galileiani e newtoniani come caratterizzanti la scienza moderna (“Dal Big Bang ai buchi neri” – Edizioni CDE spa – 1988 – Milano). Tutti filosofi e scienziati sono concordi nel ritenere la scienza come il sapere che ha per oggetto la natura e tutti i suoi fenomeni osservabili, ivi compreso l’uomo che è l’essere con il quale essa ha raggiunto l’apice della sua evoluzione. Tutti filosofi e scienziati, da Galilei fino ai giorni nostri, sono concordi sui criteri del metodo scientifico di ricerca: le formulazioni teoriche condotte con il rigore logico coniugate alla pratica empirica condotta con l’osservazione e l’esperimento, decisivi nei confronti delle formulazioni teoriche. Decisivi nel senso che in mancanza della conferma sperimentale le teorie perdono qualsiasi valore.
 
Il Dizionario di Filosofia edito da Rizzoli, nella voce ‘Scienza’, scrive:
Nell'uso corrente le scienze per antonomasia sono quelle sperimentali e l'attribuzione privilegiata del termine è fondata senza dubbio su alcuni caratteri particolarmente rilevanti: l'uso metodico della verifica, l'accrescimento dei poteri dell'uomo attraverso le applicazioni tecnico‑pratiche, l'obiettività e l'impersonalità della ricerca, l'accettazione del carattere puramente strumentale e funzionale delle ipotesi e delle teorie, le quali sono abbracciate senza settarismo e, quando l’interesse della ricerca lo richieda, abbandonate con disinvoltura. La matematica viene accolta … anche e soprattutto per la sua funzione di ausiliaria insostituibile delle scienze sperimentali.
… Ma, a prescindere dai giudizi di valore, sus­siste oggi un accordo sostanziale sui principi a cui si ispira di fatto ogni ricerca condotta scientificamente. C'è alla base del metodo una scelta preliminare, che consiste nella decisione di attenersi ai fatti e di sottomettere ogni anticipazione al controllo del­l'esperienza (positività). La traduzione in pratica in questa opzione fondamentale implica l'adozione di tre principi generali:
a) il principio di revisibilità, che riconosce che la scienza è essenzialmente un processo autocorrettivo e che nessuna sua proposizione, comprese quelle relative alle nozioni di base e compresi i principi stessi del metodo, è data per definitivamente accertata;
b) il principio di dualità, che fissa il rapporto di interdipendenza fra momento dell'osserva­zione e della sperimentazione e momento dell'elaborazione razionale dei dati;
c) il principio di tecnicità, in forza del quale il progresso della conoscenza scientifica non è separabile da quello dei mezzi tecnici, in par­ticolare degli strumenti necessari alla spe­rimentazione.
L'applicazione di tali principi comporta quat­tro momenti essenziali della ricerca:
1 - la situazione problematica, costituita di solito da un fatto non riconducibile nell'ambito di un'interpretazione dei fenomeni affini già ' stabilita con ragionevole certezza;
2 - l'enun­ciazione di un'ipotesi suscettibile di scioglie­re il nodo e di inglobare in una nuova inter­pretazione unitaria anche il fatto prima irri­ducibile;
3 - la verifica dell'ipotesi;
4 - l'in­tegrazione dell'ipotesi verificata nella situazione di partenza. Il quarto momento, spes­so il più importante di tutti, si realizza solo quando l'ipotesi viene confermata dalla verifica effettuata nel terzo momento; se in­vece tale verifica fallisce, il processo ritor­na al punto di partenza ed è rimesso in mo­to dalla formulazione di una nuova antici­pazione”.

L’Enciclopedia Treccani del Novecento, nella voce “Scienza”, precisa:
“Una teoria, o ipotesi, scientifica è una 'teoria sul mondo', nel senso che si propone di descrivere o rappresentare certi aspetti della realtà. Così un'ipotesi di legge, comunemente detta 'legge scientifica', rappresenta, nei limiti in cui è precisa, certe regolarità, certe invarianze tra i fenomeni empirici. Le teorie scientifiche costituiscono la miglior conoscenza di cui disponiamo sul mondo empirico e su quegli aspetti dell'uomo che sono indagabili dalla scienza. Le tecnologie basate sulle teorie scientifiche sono uno strumento d'immensa potenza per la trasformazione del nostro ambiente. Ciò appare spiegabile soltanto se le teorie scientifiche su cui tali tecnologie si basano rappresentano con una certa precisione gli aspetti rilevanti della realtà”.

La Grande Enciclopedia
De Agostini, nella voce ‘Scienza’, appunta:
"La scienza è sorta e si è sviluppata dall'antichità ai nostri giorni in uno stretto legame con il senso comune, il mito, la filosofia e le varie forme di tecniche.Rispetto a queste attività dello spirito umano la s. tende a caratterizzarsi come una forma di conoscenza che comporta in se stessa una forma di controllo o di garanzia della propria validità. Come il senso comune la s. tende a cogliere e comprendere ciò che l'uomo incontra e realizza nella pro­pria esperienza quotidiana, come il mito essa può spiegare e interpretare l'origine e la natura delle cose lontane e miste­riose su cui ricorrono nella cultura uma­na costanti interrogativi, come la filo­sofia la s. tende a essere la più vasta e valida conoscenza possibile; come le tecniche essa comporta ed enuncia regole che ampliano il dominio sulla natura da parte delle società umane. I criteri garanzia e di controllo che caratterizzano la s. distinguendola dalle attività umane ora indicate sono precisabili solo sulla base dei vari indirizzi assunti dalla s. nel suo sviluppo. Tuttavia, entro la Cultura occidentale si riscontra continuità nello sviluppo e nell'origine delle varie s. ed è possibile riconoscere due criteri fondamentali di controllo e di garanzia, cioè di scientificità, che permangono pur con le loro variazioni e affinamenti. Il primo di tali criteri è quello logico formale per cui si può considerare scientifico un insieme di enunciazioni non contraddittorie o compatibili fra di loro, e deducibili da alcuni principi. L'unione di questi enunciati viene a costituire un sistema di proposizioni necessarie nel quale la necessità è fondata sul procedimento deduttivo. Infatti, seguendo le regole del sillogistico, date certe premesse, ogni conseguenza è necessaria e il grado di verità o di assolutezza di tale sistema dipende dal grado di verità o di definitività dei principi o degli assiomi su cui esso è costruito. Accanto al criterio logico formale un secondo criterio di scientificità che si è sempre più venuto precisando, è quello che si potrebbe chiamare empirico, in base al quale si può definire scientificamente vera o falsa una conoscenza (o meglio un enunciato) se trova o meno riscontro nei i dati di osservazione ottenuti direttamente dai nostri sensi o con l’uso di strumenti. … È presente in tutto lo sviluppo delle s. (salvo quelle matematiche) una costante interazione dialettica fra elaborazione concettuale e quindi criterio logico formale e criterio empirico. Questa interazione può esemplificarsi in un tipico procedimento scientifico, quello ipotetico-deduttivo, secondo cui si assumono come ipotesi certi enunciati, che vengono considerati veri o validi solo se da essi si possono dedurre altri enunciati a loro volta considerati veri o validi in base a un riscontro empirico nei dati di osservazione.
Galileo con “sensate esperienze e certe dimostrazioni” diede un contributo decisivo per stabilire la verità fisica della concezione di Copernico. … il metodo sperimentale confermò la sua funzione di vagliare, falsificando o confermando, ipotesi o, se si vuole, rispondere a domande che lo scienziato pone alla natura. L'origine di queste ipotesi o domande, come dimostra la storia della s., nasce come da un contesto di ricerca su cui incidono le varie istanze non solo scientifiche ma anche filosofiche, tecniche, sociali di una determinata epoca. Le ipotesi, confermate dal vaglio sperimentale, tendono ad assumere nella s. moderna il carattere di leggi le quali quanto più esatta è la loro formulazione matematica tanto più possono essere inserite in un sistema teorico o logico formale.
Popper recupera una concezione ­realistica della conoscenza che è stata difesa nel Novecento anche dai sostenitori del materialismo dialettico. Secondo questa concezione, la Scienza è storicamente relativa ma non per questo priva di oggettività; attraverso di essa si realizza un progressivo approfondimento della materia o realtà naturale che non può essere tuttavia colta definitivamente nella sua essenza da nessuna categoria scientifica storicamente data. …
Un pluralismo metodologico sembra ancora più indispensabile per la ricerca scientifica nei campi della psicologia, sociologia, antropologia, economia, storia e in genere delle scienze umane. Anche per queste discipline, tuttavia, sembra che i criteri di scientificità debbano essere i due fondamentali da noi sopra indicati: quello teorico formale, anche se le elaborazioni concettuali dettate dai singoli campi d'indagine dovranno eventualmente essere autonome, e quello del riscontro empirico, anche se i criteri specifici potranno essere i diversi. Allo stato attuale sembra perciò difficilmente accettabile la distinzione-opposizione introdotta alla fine del secolo scorso, fra Scienza della natura e Scienza dello spirito: la prima volta a cogliere leggi, la seconda volta a cogliere eventi individuali. Anche nella natura in effetti vi sono eventi storico-evolutivi, a livello cosmologico, geologico e biologico, ben difficilmente ripetibili, così come nel mondo umano vi sono processi ricorrenti, dalle vicende affettive ai cicli economici. La netta opposizione fra s. della natura e s. dello spirito nasceva dall'esigenza di combattere il riduzionismo di indirizzi positivistici o materialistico‑dogmatici che cancellava la specificità dei campi di indagine tipici delle s. umane. Tale opposizione portava con sé anche l'intenzione o il pericolo di negare la continuità esistente fra il mondo della natura e il mondo umano, continuità che permane pur nel riconoscimento della specificità che il mondo umano ha acquisito nel corso della sua evoluzione.

… Un pluralismo metodologico sembra ancora più indispensabile per la ricerca scientifica nei campi della psicologia, sociologia, antropologia, economia, storia e in genere delle scienze umane. Anche per queste discipline, tuttavia, sembra che i criteri di scientificità debbano essere i due fondamentali da noi sopra indicati: quello teorico formale, anche se le elaborazioni concettuali dettate dai singoli campi d'indagine dovranno eventualmente essere autonome, e quello del riscontro empirico, anche se i criteri specifici potranno essere i diversi. Allo stato attuale sembra perciò difficilmente accettabile la distinzione-opposizione introdotta alla fine del secolo scorso, fra s. della natura e s. dello spirito: la prima volta a cogliere leggi, la seconda volta a cogliere eventi individuali.”

La questione su chi sia legittimato a definire la scienza è di rapida soluzione. Ogni disciplina ha la legittimazione ad autodefinirsi e a distinguersi dalle altre. La prima ad essere legittimata a definire l’oggetto e i criteri del metodo di ricerca della scienza è la scienza stessa per bocca dei suoi cultori. Grazie a questi criteri la scienza è pervenuta a grandi risultati, permettendo all’uomo di dominare (nel bene e, purtroppo anche nel male) la natura in molti settori ed aspetti e di migliorare con progressione geometrica nel corso del Novecento le condizioni di vita dei popoli e dei singoli, anche avendo incassato al suo passivo immensi disastri come le due guerre mondiali, i mutamenti climatici, danni ecologici forse irreversibili, ecc. (ogni medaglia ha il suo rovescio, purtroppo!).
Il metodo galileiano vale non solo per la fisica, ma per tutte le scienze, anche per quelle cosiddette “umane”. La distinzione-contrapposizione tra Scienze della natura e Scienze umane oggi non ha più senso, poiché l’uomo non è distinto né contrapposto alla natura, ma ne fa parte.
In conclusione si può e deve definire ‘Scienza’ solo il sapere acquisito con il metodo galileiano, ‘sapere’ che non fornisce conclusioni ‘assolutamente certe’, ma conclusioni più o meno probabili (principio di indeterminazione di Heisenberg - 1927), a seconda della disciplina, da ritenersi provvisoriamente vere fino ad un’eventuale loro falsificazione (Popper - 1935) in seguito all’avanzare della ricerca.

Michelangelo Pucci
 
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