Il fantasma scomparso

        

         Capo prefetto è Carlini, un anziano studente di Lettere di 45 anni. Non credo che ce la farà più a laurearsi. Ormai la sua vita e la sua professione è questa! I padri gli fanno guadagnare qualcosa facendogli tenere ripetizioni a pagamento ai convittori. E’ molto superstizioso e fifone, crede nei fantasmi. C’è chi ne approfitta per spaventarlo e tenerlo sulla corda con racconti orripilanti di spettri che si vuole vaghino di notte per gli ambienti, provenienti dai sotterranei della chiesa attigua.

         A Giulio, cervello fervido produttore di idee, viene in mente di organizzare ai suoi danni uno scherzo terribile … .

         E’ necessario il coordinamento di due gruppi. Il primo si incarica di allontanarlo dalla sua camera, che lui chiude accuratamente a chiave, e di intrattenerlo in fondo alle scale con racconti dell’orrore, di zombi, di preti defunti erranti nelle tenebre degli androni del collegio. - “Io, una volta, ho sentito lamenti, nenie, litanie e canti soffocati attraverso i finestroni della chiesa” – riferisce Alberto. “Io, invece, il mese scorso ho visto delle ombre, come in processione, nel corridoio che unisce l’ala delle camere dei padri con quella vuota” – dice rabbrividendo Carlo. - “Io” – aggiunge Antonio – “l’altra notte, sentendo un mormorio di voci, mi sono affacciato alla finestra dello studio che dà sul terrazzo ed ho visto una fila di preti, tutti con la testa calva e gli occhi rossi che uscivano da una porta e raggiungevano il lato opposto e si arrampicavano ai ferri dei balconi” – Carlini si sente via via accapponare la pelle e rizzarsi in testa quei pochi peli che gli sono rimasti a mano a mano che i racconti si succedono incalzanti.

Il secondo gruppo intanto, forzandone la serratura, entra nella sua camera, sposta il letto dirimpetto la porta, stende sulla coperta una tonaca nera di prete, sistema un teschio umano sul cuscino con una pila accesa all’interno, richiude la porta a chiave e sparisce, ma tenendosi nelle vicinanze per godersi lo spettacolo. Appena il primo gruppo riceve il segnale che la messinscena è pronta, dà la buona notte al Carlini e si dissolve, ma per finta, poiché in realtà lo segue a distanza.

         Il povero Carlini … risale quasi di corsa le sei rampe di scale fino alla sua cameretta dove intende chiudersi per salvarsi dalle orrende visioni che affollano la sua mente. Arrivato in cima, si affretta ad aprire con la chiave la serratura, ma impiega qualche secondo di più per via della mano che gli trema … . Finalmente la porta si apre … , e … il letto fuori posto … , la tonaca nera … , il teschio che emana luce attraverso le occhiaie vuote e i fori nasali materializzano una visione che lo ha pungolato nelle corsa su per la scala … . A quella vista le gambe gli si paralizzano, il fiato gli si mozza in gola, il cuore quasi si arresta …, ma appena il sangue ricomincia a rifluire lancia un urlo bestiale e giù, a rotta di collo, per le scale. Incontra qualcuno del gruppo da poco lasciato …, ha la faccia stravolta … non riesce a parlare … dalla bocca gli escono solo suoni disarticolati … . – “Ma che è stato?” – gli chiede Giulio. Sopraggiungono altri che cercano di confortarlo. La presenza di amici gli ridà con un po’ di coraggio anche la parola. – “Su … in camera mia … c’è un morto” – farfuglia. “Ma che dici? … non può essere! … hai avuto un’allucinazione! …” – gli rispondono. – “Ma che allucinazione! … era vero! … venite a vedere! …” – è il suo lamento. - “Andiamo a vedere! …” - è la conclusione di tutti.

         Intanto il primo gruppo ha fatto sparire tutte le prove rimettendo tutta in ordine la camera e facendo sparire tonaca e teschio.

         Arrivati su, non avendo il coraggio di farlo lui stesso, fa aprire la porta da un altro … non c’è ombra del morto steso sul letto! … . - “Hai visto che è stata solo la tua paura a farti vedere quello che non c’è! …” – tenta di confortarlo con una faccia di bronzo Giulio. Ma qualcuno non ce la fa più a resistere all’ilarità che preme dal di dentro e si gira per nascondere gli scoppi di risa ormai sempre più mal repressi. Lui se ne accorge e comincia e realizzare che il tutto sia stato uno scherzo. “Disgraziati … sono stato lì lì per morire … voi mi fate crepare! …” – grida con risentimento.

         Anche dopo questo convincimento però non ha il coraggio di dormire solo nella sua camera …, Antonio lo deve ospitare per quella notte in un letto vuoto nella sua camerata!


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