La scossa del morto

         E’ sera tarda. Sono in attesa del rientro in camerata di Antonio. La sua abitudine di andare al bagno prima di mettersi a letto mi suggerisce un’idea perversa, uno scherzo tremendo. Dallo studio si accede nell’antibagno attraverso una porta che di solito sta chiusa. Subito dopo la porta sulla parete destra c’è l’interruttore della luce dell’antibagno. In contiguità all’interruttore vi è la porta di uno stipo per le scope. E’ il posto adatto per l’agguato!

Mi nascondo nello stipo, tengo in mano un tubo di ferro per raffreddarla e aspetto … . Quando lo sento arrivare, apro un po’ la porta dello stipo quel tanto necessario per far passare la mano … . Come l’ignara vittima apre la porta dell’antibagno e allunga la mano per azionare l’interruttore, anche la mia mano si avanza verso l’interruttore e afferra la sua. Il gelo della stretta sembra quello degli spettri di religiosi defunti che si racconta circolino a notte fonda per il collegio! La reazione è drammatica! E’ come se il poveretto sia stato investito da una scossa elettrica: ritira violentemente la mano e lancia un urlo che nulla ha di umano, arretra senza voltarsi e va a sedersi sul pavimento al centro dell’aula di studio dove continua a tremare e a gemere. L’immediato intervento e conforto del collega Angelo, con il quale è rientrato, serve a tranquillizzarlo, ma non subito. Con la sopraggiunta calma, va realizzando che non è stata la stretta di un fantasma ma quella di una persona di sua conoscenza! Prima che egli trovi la forza di rialzarsi da terra, ne approfitto per svignarmela e sparire, evito così le conseguenze della sua ira.

         Il giorno dopo ne ridiamo tutti, anche l’interessato.

 

Go to top