La Storia e l'Entropia

Ogni filosofo ha identificato solo una parte del mosaico della storia, da Platone ed Agostino a Vico, Hegel e Marx. Come nel caso del mosaico, tuttavia, il compito di mettere assieme tutti i pezzi separati è sempre difficile quando non si sa in precedenza che cosa rappresenti il mosaico.

La chiave per comprendere il mosaico della storia è la legge dell'entropia ed un proverbio: "la necessità aguzza l'ingegno". Quando le cose vanno bene e nei periodi di abbondanza delle risorse la gente non distrugge il proprio modo di vivere e non pensa ad effettuare cambiamenti radicali nei suoi rapporti con le cose.

 

E' nei periodi di crisi e di scarsità delle risorse che l'uomo aguzza il suo ingegno per trovare nuove fonti energetiche, nuovi modi e nuova tecnologia per sfruttare le risorse.

 

I grandi cambiamenti sostanziali della cultura umana sono avvenuti in seguito alla dissipazione delle risorse esistenti. Ciò significa che la storia procede secondo la seconda legge della termodinamica. Al verificarsi di ogni evento, una certa quantità di energia viene dissipata per sempre. Nel corso della storia si raggiungono "spartiacque" critici tutte le volte che gli aumenti di entropia accumulatasi provocano una variazione qualitativa nella fonte energetica dell'ambiente stesso. E' proprio in questi punti critici di transizione  che il vecchio sistema d'azione diventa inefficace.

L'entropia dell'ambiente diventa tanto elevata che si verifica uno spostamento verso un nuovo ambiente energetico, accompagnato dalla creazione di un nuovo tipo di tecnologia e dalla formazione di nuove istituzioni sociali, economiche e politiche.

 

La legge dell'entropia ci dice che ognuno di questi passaggi qualitativi nell'ambiente è più difficile ed impegnativo di quello precedente per quanto riguarda la disponibilità di energia, perché ad ogni stadio successivo, la quantità di energia disponibile nel mondo si è dissipata a un livello sempre più basso. Il disordine totale nel mondo continua ad aumentare e la quantità di energia disponibile continua a diminuire. Poiché la sopravvivenza umana dipende dall'energia disponibile, questo significa necessariamente che la vita umana sta diventando sempre più difficile e che si rende necessaria una sempre maggiore quantità di lavoro per supplire all'inefficienza di un ambiente sempre più avaro. Non essendovi tempo sufficiente in un giorno perché gli esseri umani eseguano il lavoro in più richiesto dall'ambiente energetico più difficile, in ciascuno stadio della storia si devono mettere a punto tecnologie sempre più complesse per conservare un livello modesto di esistenza umana.

I sostenitori del modello newtoniano sostengono che tecnologie nuove e più raffinate continueranno a creare risorse sempre maggiori, sostituendo l'energia umana di scarso rendimento con energia non umana a maggiore rendimento, con il risultato di ridurre le difficoltà della vita umana. Il progresso consisterebbe in questo e spesso il progresso culturale è misurato in funzione dell'aumento dell'uso di energia non umana: l'uomo primitivo dedito alla caccia e alla raccolta doveva dipendere in buona parte dalla propria forza muscolare come fonte primaria di energia, pari all'incirca a una potenza di un decimo di cavallo vapore, mentre oggi l'americano medio ha a disposizione, grazie alla moderna tecnologia, una quantità di energia meccanica pari a migliaia di cavalli vapore. Dietro questo modo di pensare vi è il postulato che quanto maggiore è il flusso energetico tanto più efficiente è una società, tanto più la civiltà sta facendo progressi.

La nuova concezione entropica invece sostiene che ogni cosiddetto miglioramento dell'efficienza determinato da nuove tecnologie, messe a punto per accelerare il flusso energetico, non fa altro che affrettare il processo complessivo di dissipazione dell'energia e di disordine nel mondo. Ma accelerando il processo del flusso energetico si accorcia il periodo tra ogni nuovo spartiacque entropico. Sono stati necessari milioni di anni per esaurire l'ambiente in cui prosperavano le società dedite alla caccia e alla raccolta prima di dover compiere la transizione verso società agricole; sono stati necessari migliaia di anni prima che l'uomo dovesse passare da un ambiente agricolo a un ambiente industriale; in poche centinaia di anni l'uomo ha esaurito la base di risorse dell'ambiente industriale e oggi si trova di fronte a un nuovo spartiacque entropico.

L'applicazione di una quantità sempre maggiore di energia a disposizione di ogni individuo per permetterne la sopravvivenza non rappresenta un maggiore rendimento ma una più rapida accelerazione verso l'esaurimento dell'energia ancora disponibile. 

GLI ULTIMI SPARTIACQUE ENTROPICI

La storia obbedisce sicuramente alla legge dell'entropia come si può dimostrare osservando due dei periodi storici più importanti: il medioevo e l'era industriale divisi da un periodo di transizione (il Rinascimento). La causa principale di questo mutamento è che l'Europa occidentale tra il tredicesimo e il sedicesimo secolo dovette passare uno spartiacque entropico.

Il legno, la base energetica del sistema di vita medioevale, divenne sempre più scarso. La pressione demografica esacerbò ancora di più questa carenza e la ricerca successiva di alternative valide portò alla fine alla sostituzione del legno con il carbone. Il cambiamento da un ambiente energetico basato sul legno a un altro basato sul carbone modificò radicalmente tutto il modo di organizzare la vita nell'Europa occidentale. La transizione dal legno al carbone fu il fatto principale che provocò la fine dell'era medioevale e il sorgere della rivoluzione industriale.

- Nel quarto secolo il continente europeo era una distesa di fitte foreste che si estendeva dalle Alpi ai Carpazi. Il suolo era duro e pesante, il vecchio aratro romano non era abbastanza resistente per poter ararlo, così alla metà del sesto secolo i contadini slavi cominciarono ad usare un tipo di aratro più pesante provvisto di ruote e di due lame: una verticale per tagliare la linea del solco e un vomere orizzontale e un versoio per rovesciare le zolle.

Questo nuovo tipo di aratro modificò tutta l'organizzazione della vita agricola. Per trainarlo occorrevano otto buoi e poiché individualmente nessun contadino possedeva tanti animali, si dovette metterli in cooperativa. Il nuovo aratro inoltre non era adatto per i piccoli appezzamenti, così favorì la costituzione grandi campi aperti, l'ulteriore disboscamento di chilometri e chilometri di bassopiano in prossimità dei fiumi.

La pressione demografica oltre ad un disboscamento sempre più esteso portò anche ad un sistema di lavorazione a tre campi anziché a due col conseguente aumento di un terzo della produzione ma anche a un maggiore sfruttamento del terreno e a una  maggiore accelerazione del processo entropico, incrementato anche dall'uso dei cavalli per il traino degli aratri trasversali col vantaggio di una velocità doppia nell'aratura ma con lo svantaggio di un più rapido processo entropico poiché i cavalli mangiano biada ed avena per produrre le quali occorse disboscare altri terreni. Le eccedenze agricole tra il nono e il dodicesimo secolo produssero un costante aumento della popolazione che a sua volta costituì incentivo a sfruttare a fondo il suolo agricolo e a disboscare altro terreno.

- La scarsità del legno causata dai disboscamenti e dall'incremento della domanda dello stesso sia usi civili, industriali, militari, cantieristici, che come combustibile portò intorno alla metà del quattordicesimo secolo allo spartiacque entropico.

- La risposta alla crisi energetica fu il carbone. Ma non fu una cosa semplice sostituire una base energetica con un'altra. Poiché le culture europee erano totalmente integrate in un'esistenza basata sul legno, la sua sostituzione richiese un radicale sconvolgimento di tutto un sistema di vita.

Tutto ebbe inizio in Inghilterra nel tredicesimo secolo sotto il regno di Enrico II. I cittadini di Newcastle erano senza legna e morivano letteralmente di freddo. Il re diede il consenso di estrarre il carbone quale fonte di energia alternativa. A partire dal 1700 in Inghilterra e nei successivi 150 anni nel resto d'Europa occidentale il carbone cominciò a sostituire il legno come fonte energetica.

Il passaggio alla nuova fonte energetica avvenne pagando uno scotto: l'estrazione e la lavorazione del carbone era molto più costosa della raccolta e lavorazione del legno secondo le previsioni della legge entropica per la quale qualsiasi ambiente successivo si basa su una forma di energia meno disponibile e quindi più costosa di quella dell'ambiente precedente.

Per rendere disponibile la nuova fonte energetica si richiede una quantità di lavoro di gran lunga superiore a quella richiesta dal sistema precedente, ciò induce un nuovo sviluppo tecnologico. La macchina a vapore fu inventata proprio per l'estrazione del carbone, successivamente il suo uso fu esteso in tutti i settori produttivi dando inizio e contribuendo allo sviluppo del sistema industriale. (vedi J.Rifkin - Entropia: la nuova concezione del mondo - Mondadori 1982)

Go to top