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Vezzolano

          Giornata primaverile. Il tempo è bello. L’atmosfera è particolarmente tersa. Partiamo di buon mattino. Abbiamo preparato questa camminata da giorni: abbiamo scelto con cura la nostra meta e studiato dettagliatamente il percorso. Siamo diretti a sud, ad Albugnano, sita a dodici o tredici km di distanza in linea d’aria, sede dell’antica abbazia romanica di Vezzolano, consorella di quella in cui alloggiamo, ma più grande e meglio conservata. Per abbreviare il percorso decidiamo di tagliare per le colline utilizzando mulattiere e sentieri. Sostiamo sul dosso di una collina per osservare un panorama unico: volgendo lo sguardo a nord si offre ai nostri occhi lo spettacolo meraviglioso della pianura padana leggermente velata da una nebbiolina che la copre nascondendo città e campagne. In compenso la corona innevata delle Alpi che la cinge appare nitidissima e di un bianco brillante sotto i raggi del sole. E’ possibile distinguere a sinistra la piramide del Monviso, il monte Bianco, quasi di fronte a noi il gruppo del Monte Rosa nel quale spicca il Cervino. Seguono in successione le Alpi Svizzere e poi quelle Austriache. Chiudono a destra le rocce rosate delle Dolomiti. Restiamo incantati e in silenzio per molti minuti … ma dobbiamo proseguire.
       Passando per Tonengo e per Aramengo arriviamo ad Albugnano e di li scendiamo in una valle più in basso. 
         L’abbazia è imponente, la chiesa in pietra a blocchi squadrati è più grande e un po’ più antica della nostra: la facciata più maestosa, più ricca di decorazioni, è percorsa per tutta la larghezza da un elegante finto loggiato a colonnine e archetti a tutto sesto; il portale più solenne, più ricco di sculture,  ci invita ad entrare. L’interno, a tre navate, è simile all’interno della chiesa di Santa Fede, stessa struttura, stesso stile, ma più ampia e con  maggior numero e finezza delle decorazioni. Anche qui i capitelli sono tutti diversi, con scolpiti animali, mostri e motivi vegetali. Si dice che ogni capitello fosse opera di un monaco, libero di seguire le sue idee, i suoi gusti, le sue sensibilità artistiche e di rappresentare le raffigurazioni delle varie forme assunte dal tentatore, sia a fini scaramantici contro le sue lusinghe, sia a fini di deterrenza e di ammonimento nei confronti del fedele per indurlo a tenersi lontano dal peccato.        
Sommersi in queste suggestioni, consumiamo il pranzo al sacco, seduti nel prato antistante. Con tutta calma, nel pomeriggio, facciamo ritorno a casa.

Ultima modifica il Sabato, 11 Ottobre 2014 21:32